Ti racconto | Cecità di José Saramago

Stavo fissando la pagine bianca prima di iniziare a scrivere questo post e ho pensato che è proprio buffo il collegamento che il mio cervello ha istintivamente fatto. Il bianco latte che pervade gli occhi, la mente e qualsiasi senso è accecante. Un gioco di parole infelice, forse, che dopo la lettura di questo romanzo non avrà nemmeno più senso. Sto già divagando e svarionando peggio del solito ma sapevo che sarebbe accaduto. Il punto è che Cecità di José Saramago non solo è un romanzo bellissimo e intenso, ma è proprio uno schiaffo ben piazzato all'ego umano. 
Quindi, riavvolgiamo e partiamo daccapo. 
Siamo  in un tempo e un luogo imprecisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni dei protagonisti sono, ovviamente, devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza e gli effetti di questa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in quarantena all'interno di un ex manicomio per la paura del contagio, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Tra la violenza e la lotta per la sopravvivenza si inserirà la figura di una donna che, con un gesto d'amore, ridarà speranza all'umanità. 

Chiudete gli occhi e pensate per un secondo di vedere solo bianco, tutto bianco e nient'altro che bianco intorno a voi. Pensate ora all'orrore che provereste se aprendo gli occhi questo bianco persistesse, insinuandosi nella vostra mente, nei vostri incubi. Magari capiterà mentre siete fermi al semaforo ad aspettare il verde, dopo una lunga giornata di lavoro o mentre siete in fila alla cassa al supermercato o mentre fate l'amore. Saramago ci trascina in un vortice senza uscita, una sorta di universo parallelo irreale e spaventoso. Ma la cosa più spaventosa, la cosa veramente grottesca, è che la realtà distopica messa su da Saramago è tremendamente vicina alla nostra contemporaneità. Se è vero che l'uomo si distingue dagli animali grazie all'uso cosciente della ragione, qua assistiamo a un rovesciamento dei ruoliL'uomo perde la vista e con essa qualsiasi tipo di moralità. Il raziocinio viene spazzato via, sostituito dall'egoismo, bestia nera che cova e si rafforza nell'animo umano. I personaggi sono ciechi non solo nel senso letterale del termine, ma sono accecati dall'odio, dall'irrazionalità, prostrati a schiavi dei più gretti e rudi impulsi carnali, animaleschi. Non c'è nessuna volontà di opporsi, l'uomo si rivela per quello che realmente è, una bestia egoista incline alle più abiette decisioni pur di salvaguardare se stesso. Non c'è nessuna volontà di appellarsi a una qualsiasi etica morale, per non trascorrere la vita nell'oscurità simili alle bestie che natura volle chine a terra e schiave del ventre, come diceva Sallustio. E' come se perdendo la vista, l'uomo perdesse il senso critico, la ragione capace di distinguere tra giusto e sbagliato, bene e male. Non a caso, nel linguaggio comune si usa l'espressione "lume della ragione", che si confà ai pilastri dell'Illuminismo, usare i lumi della ragione contro il buio dell’ignoranza. Ed è proprio da questo vortice di buia ignoranza che l'uomo deve uscire facendo leva sulla sua coscienza, sulla sua moralità. A un certo punto della narrazione mi è venuta in mente quella frase del film Nuovo Cinema Paradiso (di Tornatore, 1988) che dice proprio "ora che ho perso la vista ci vedo di più". Ma in questo caso, quello che si vede altro non è che la vera natura umana: egoista, abietta, prepotente. 
Saramago è un incantatore; la sua prosa, sospesa tra il filosofico e il profetico, è lirica ed allegorica. Tutto ha una seconda chiave di lettura, da inserire in un contesto più grande. Ad esempio nella seconda parte quando entrano in una chiesa e le figure hanno gli occhi bendati o ancora quando incontrano lo scrittore cieco (che per quanto mi riguarda, potrebbe essere Saramago stesso) che sta scrivendo un libro sull'epidemia, anche se non può vedere (la letteratura può salvarci o è anch'essa speranza vana?). 
Lo stile narrativo di Saramgo è potente; ti spezza il fiato. Ad esempio nei dialoghi vengono omessi i caporali e questo contribuisce a creare quel senso di oppressione, claustrofobia, vertigine e sofferenza in cui vivono gli internati. Riesce a creare tutto questo senza connotazioni temporali o fisiche, senza nomi o volti. A cosa servono? A cosa serve un nome? Siamo tutti uguali. 
Il finale è uno squarcio di speranza, come un pallido sole che fa capolino in un mare lattiginoso. Potrà tornare tutto come prima, dopo aver visto e sperimentato sulla propria pelle di cosa è capace l'avarizia umana? E' la sfida umana, fuggire al mare lattiginoso che ci ottenebra la mente. 

Commenti

  1. superclaustrofobico! però è uno-di-quei-libri-da-leggere-almeno-una-volta-nella-vita

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    1. Esattamente! Molto intenso ma assolutamente da leggere :)

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  2. Ciao Viola :)
    Ho scritto anche io la recensione tempo fa di questo libro, e vedo che siamo sulla stessa onda di pensiero!! Mi è piaciuto tanto, ce l'ho ancora bello stampato in testa.. La mia scena preferita è quella della doccia sul terrazzo. Quella più sconvolgente invece quella dei fuochi fatui..
    Un bacione

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    1. E' difficile non apprezzarlo, veramente bellissimo :)

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  3. Gli faccio la corte da una vita a questo romanzo, ma ho paura dello stilexD Con la tua recensione, però, mi si rafforza il desiderio di leggerlo:)

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    1. Anch'io lo volevo leggere da tanto e avevo il tuo stesso timore. Sicuramente è un romanzo bello tosto, ma ne vale la pena :)

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  4. Di Saramago ho letto "Il vangelo secondo Gesù Cristo" e mi è piaciuto moltissimo. Nonostante lo stile più che particolare - quasi ostico, all'inizio della lettura - mi ha molto colpita.
    Mi ero quasi scordata di lui ma questa recensione mi ha fatto venire in mente che voglio procurarmi praticamente l'intera bibliografia xD

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    1. Sono d'accordo, anche questo è un romanzo abbastanza impegnativo ma molto bello. Grazie del consiglio, me lo segno :)

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  5. Questo libro è nei miei pensieri da tempo, e spero che sia già tra i miei ebook. Dopo una recensione così bella vorrei iniziare a leggerlo subito :)

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    1. Anch'io gli ho fatto la corte per un po' prima di iniziarlo, impegnativo ma bellissimo :)

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  6. è da tempo che aspetto l'ispirazione per leggere questo libro che ho in libreria da anni!

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    1. E' piuttosto impegnativo ma ne vale veramente la pena :)

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  7. Ciao Viola, che splendida recensione! Approfondita, precisa e diretta. Hai colto perfettamente l'anima del romanzo, che anche io ho letto e amato moltissimo, anche se mi ha lasciata profondamente ferita. Ci sono stati momenti in cui ho dovuto interrompere la lettura, da quanto ne ero rimasta coinvolta e dal riscontrare quanta realtà ci fosse in quella storia di finzione. E' un libro assolutamente splendido, impegnativo sotto tanti punti di vista e profondamente implicante a livello emotivo. Un libro che andrebbe letto da tutti ma che non consiglierei a tutti. Ci vuole pelo sullo stomaco per reggere un pugno! :)

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    1. Ciao! Ti ringrazio e sono d'accordo con te. E' un romanzo molto impegnativo, soprattutto per le immagini che evoca così tristemente vicine alla realtà.

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