Top 10 del 2016 | A year in books

Dunque. Riordinando le idee mi è venuto in mente che avrei dovuto scrivere un wrap up di dicembre e il pensiero immediatamente successivo è stato che dicembre, per quanto riguarda le letture, è stato un mese misero e gramo. Però, procedendo per un assurdo gioco di associazioni di idee, ho anche pensato che tutto sommato il mio anno 'nei libri' è stato piuttosto soddisfacente. Non sono solita fare classifiche, dare voti ecc.. quindi semplicemente ecco una lista di dieci libri che mi hanno accompagnato nel mio 2016. Storie belle, libri che mi sono rimasti attaccati lì al cuore o che, semplicemente, mi hanno toccato per un motivo o per un altro. 
L'ordine è assolutamente casuale perché, ripeto, non sono capace di fare liste  (evidentemente la passione smodata per pinterest non è utile in questo caso).

Il Buio oltre la siepe - Harper Lee
Partiamo in quinta con un grande classico. Ho recuperato questo piccolo gioiellino che non avevo mai letto ed è stata una delle letture più belle di sempre. 
Siamo in Alabama negli anni '30 e seguiamo le avventure quotidiane della piccola Scout, di suo fratello Jem e del padre Atticus Finch. Atticus è un avvocato e, quando decide di difendere un uomo di colore accusato di aver violentato una ragazza bianca, i due ragazzi si troveranno a far fronte agli insulti e al disprezzo della comunità.
Un romanzo  meraviglioso. Nella sua semplicità riesce a toccare e ad argomentare temi delicati e ostici, soprattutto per quegli anni. L'ingiustizia, la diversità, il ruolo della donna, i diritti della popolazione afroamericana e soprattutto la paura di ciò che non conosciamo, di tutto quello che è diverso, generata dall'ignoranza. 

Everyman - Philip Roth
Nel 2016 ho deciso di regalarmi il mio primo Roth.  Sono partita da questo libriccino a caso, buttandomi nel vuoto. E non sono rimasta delusa.  In poco più di cento pagine c'è tutto.  Questo romanzo racconta, sostanzialmente, la vita dell'Everyman, così come, in maniera ancora più straordinaria, racconta della sua morte. Il primo incontro infatti lo facciamo proprio con la morte, come se la storia fosse stata capovolta, raccontata al contrario o, ancora più semplicemente, vissuta al contrario. L'Everyman è l'uomo comune, straziato dagli stessi dubbi e perplessità che prima o poi attanagliano qualsiasi uomo; la vecchiaia, il lento deterioramento fisico, il rendersi conto piano piano che le persone vicino a te stanno, nel modo più naturale possibile, morendo.
La morte, infatti, è vista nella sua nuda e cruda naturalezza. Senza filtri, senza inutili fronzoli, senza essere elevata a un livello soprannaturale o mistico, ma proprio nella sua concezione più terrena e fisica. 
Un racconto lungo in cui Roth non ci ha fatto mancare niente, storie di vita, di morte, di affetti e di orgasmi poderosi. 

A Sangue Freddo - Truman Capote
Romanzo di non-fiction. Un resoconto del quadruplice omicidio della famiglia Clutter.  
La cittadina di Holcomb incarna perfettamente il modello del grande Sogno Americano, sembra proprio uno di quei posti con le case tutte uguali in cui una casalinga prepara crostate di marmellata e le lascia a raffreddare sul davanzale, una cittadina come tante, dove vivono persone come tante che conducono una vita come tante ma soprattutto dove, di solito, succedono cose come tante. Sì, tutto molto bello, tutto fino al 15 novembre 1959. Sembra l'inizio di un film horror e in parte, beh, lo è. Proprio in quel giorno infatti la famiglia Clutter viene trucidata senza pietà nella loro casa. Quadruplice omicidio (il signor Clutter, la moglie, la figlia più piccola e il figlio). Nessun sospettato e soprattutto nessun motivo apparente perché la famiglia Clutter è (cioè era) ben voluta da tutti, amata e rispettata da tutta la comunità, una sorta di istituzione, di punto di riferimento. Quindi, chi è stato? Perché? Perché farli soffrire così? Perchè un gesto così agghiacciante? Tante domande e poche risposte, così iniziano le indagini.
Questo bel quadretto, degno del miglior thriller, descrive una storia realmente accaduta. Capote infatti apprende la notizia leggendola sulla cronaca locale e si fa mandare dal New Yorker come inviato speciale per seguire e occuparsi della vicenda. Tra le altre cose chiama a collaborare con lui la scrittrice e amica Harper Lee, infatti anche il libro è dedicato a lei. Capote ha passato gli anni successivi a occuparsi di questo romanzo in cui, come recita la copertina della nuova edizione, resoconto giornalistico e racconto si fondono in un meccanismo narrativo perfetto. Come ha sostenuto Capote stesso, l'intenzione era quella di creare una non-fiction novel, fondendo la mera cronaca nuda e cruda a una versione romanzata del racconto, innescando quel meccanismo di empatia e attaccamento ai personaggi che non ha niente a che vedere con la figura del giornalista quanto piuttosto con quella dello scrittore. Nella narrazione il Capote giornalista emerge prepotente, lo stile appare sempre asciutto e analitico, ma il racconto non risulta mai freddo. Non potrebbe, non dopo che conosciamo i due assassini, entriamo nelle loro menti, nei loro ragionamenti assurdi, diventiamo come loro accecati dall'odio, dalla vedetta (immotivata, tra l'altro). Non possiamo rimanere freddi mentre conosciamo la comunità di Holcomb e lasciamo che la storia venga, almeno in parte, filtrata dall'american dream provinciale, le famose 'chiacchiere da bar', in cui tutti hanno sempre qualcosa da dire e il vecchietto assicura che l'assassino 'salutava sempre'. E così Capote ci trascina con lui in questa storia atroce, dal ritrovamento dei cadaveri fino alla sentenza da parte dei giudici, ed è grazie alla narrazione alternata, da una parte la comunità dall'altra i due assassini, che ci immergiamo completamente nel racconto senza essere influenzati dal giudizio o dallo stile di Capote, giornalistico quanto basta e assolutamente imparziale. Uno registro narrativo assolutamente alto, in particolare nel trattare argomenti delicati come l'essere in grado di stabilire la stabilità mentale dei due assassini o, ancora peggio, discutere sulla pena di morte.
In sintesi direi che abbiamo una storia orribile, raccontata in modo sublime.

Sette minuti dopo la mezzanotte - Patrick Ness
Conor ha 13 anni. Ogni notte, sette minuti dopo mezzanotte, un mostro va a fargli visita. Un immenso albero di tasso prende forma e gli racconta delle storie magiche e inquietanti. È un mostro speciale, non il solito che si incontra negli incubi. È un essere antico e selvaggio che vuole aiutarlo a suo modo: ad affrontare la malattia terminale di sua mamma, ad affrontare la sfida più grande di tutte, la verità.
Il potere delle storie è staordinario e infinito. Ci sono storie che vengono raccontate per farti addormentare e accompagnarti dolcemente verso sogni meravigliosi, altre allietano i momenti di noia e ti fanno sorridere come un bambino. Altre, invece, sono storie potenti. Sono quelle storie che fanno male perchè sanno dover colpire, chi ha detto che la penna ferisce più della spada deve aver letto senz'altro questo libro. Queste storie ti entrano dentro, sottopelle, ti torchiano e ti soffocano alla gola e alla fine, stremato, sei costretto a spogliarti di tutte le paure, le preoccupazioni, le ansie e sei costretto a guardare in faccia la nuda e cruda realtà. E' un romanzo che dovrebbero leggere veramente tutti. Nonostante sia un argomento molto delicato e le atmosfera possano sembrare cupe, il tema della morte viene affrontato con delicatezza, con una purezza e una limpidità struggente e commovente. 

Le ceneri di Angela - Frank McCourt 
Io me lo immagino un sessantaseinne Mccourt chino sulla scrivania, penna da una parte e un bicchiere di whiskey dall'altra, snocciolando ricordi ben fissati nella sua mente. 
Me la vedo così, nella mia testa, la stesura de Le Ceneri di Angela, un'immagine senz'altro poetica, probabilmente nemmeno troppo lontana dalla realtà. E' un romanzo incredibile, e incredibile è come Mccourt sia riuscito a creare dal niente un'opera così ricca di sentimento, di emozioni, di atmosfere e sensazioni.
La narrazione sembra un dipinto, un enorme dipinto in cui l'autore mette in scena i personaggi dandogli uno spessore tale da renderli reali, con tutte le sofferenze, le angosce e le piccole soddisfazioni.
La voce di un Frank bambino ci trascina in Irlanda, in un contesto storico delicato, a cavallo tra le due Guerre mondiali, e proprio grazie a una visione così disincantata e alla spontanea schiettezza di cui solo un bambino è capace, ci troviamo immersi in una realtà così lontana da sembrare irreale. E invece reale lo è eccome, e proprio grazie alla genuina durezza della narrazione riusciamo a calarci meglio nella vita dei personaggi. Una quotidianità misera, tanto da potersi tranquillamente definire povertà senza limiti, una realtà fatta da dogmi cattolici da osservare rispettosamente, da preti da cui correre a confessarsi, da sogni a occhi aperti per un futuro più roseo, da cattolici e protestanti, malattie inguaribili e padri ubriachi sempre combattuti tra il mantenere la propria famiglia e il bar all'angolo che chiama per un'altra birra. Il Mccourt poco più che sessantenne non sembra incidere sul Mccourt bambino, la narrazione non appare mai aneddotica, ma anzi, viene filtrata dalla spontaneità giocosa della mente bambina, a tratti persino capace di mutare le situazioni più tragiche in momenti buffi e, in una certa misura, formativi. Tra una pagina e l'altra Mccourt tesse un sottile inno alla donna. Infatti in quella che dovrebbe essere una società fortemente patriarcale, in cui è il padre, capostipite della famiglia, che dovrebbe provvedere al mantenimento e al sostentamento di mogli e figli, qua è raffigurato come un debole, incapace e inetto di fronte alle sue responsabilità. Ecco allora che si ha un inversione di ruolo, si ha una madre che lotta con i denti e si aggrappa a qualsiasi brandello di speranza per garantire una vita decente ai propri figli, una dignità intoccabile. Questa caratterizzazione dei personaggi li rende quasi tridimensionali, ogni singolo personaggio ha diverse sfaccettature, per cui diventa impossibile definire se esistano effettivamente personaggi buoni e personaggi cattivi, appaiono tutti capibili o quantomeno giustificabili.  Ci sono veramente tante cose in questo romanzo, c'è sofferenza, ci sono lacrime e c'è gioia, c'è l'Irlanda (che per alcuni - tipo me - è già un motivo sufficiente per leggere un libro), ci sono cattolici e preti e c'è il fiume Shannon da cui potete farvi cullare docilmente o soffocare dal suo odore  senza pietà.
(Tra l'altro ha uno degli incipit migliori di sempre)

La Boutique del Mistero - Dino Buzzati
Chiudi questo libro e hai due opzioni. Aspettare che scivoli via il senso di smarrimento, vertigine e tutta un'altra serie di aggettivi che potrei facilmente recuperare scrivendo 'incredibile' su google e cliccando sinonimi, oppure tuffarti di nuovo in un mondo di follia. Ho optato per una clemente via di mezzo, quindi probabilmente sarò sconclusionata e vagamente delirante, perfettamente in accordo con questi racconti. Quando non conosci una cosa di solito hai dei pregiudizi e di solito la base dei pregiudizi è la paura. Ecco, io avevo paura che Buzzati fosse noioso. C'era, per me, quest'aura di timore intorno a questo autore che per fortuna è stata spezzata da una scoperta ancora più sconvolgente: Buzzati non è noioso. Potrei definirlo in mille modi, poetico, mistico, fantasioso, ironico, cinico forse, ma mai noioso. La boutique del mistero è un libretto che contiene una trentina di racconti, pubblicati dall'autore con l'intento di far conoscere il meglio della sua produzione. E direi che ci siamo, in pieno.
Questi scritti parlano di sensazioni,fondamentalmente. Ci sono emozioni, misteri, mondi irreali e crudelmente veri, situazioni paradossali, giacchette stregate e strani mostri marini. 
L'ombra della morte incombe e pervade le pagine come un ospite silenzioso, ma sempre presente. Questo senso d'angoscia è spezzato, a tratti, da un senso dell'humor quasi sardonico impresso tra le righe. L'angoscia per la solitudine, i paradossi surreali tipici della frenesia contemporanea, tutto è così stupendamente amalgamato in un unica grande boutique del mistero, très chic. 

Franny e Zooey - J.D Salinger
Ritrovare Salinger è sempre un immenso piacere e una grande fortuna. 
Questo è il primo romanzo in cui incontriamo la famiglia Glass, Franny e Zoeey sono i due figli minori. Ecco, non è che ci sia molto da dire sulla trama in sé. Sono due racconti lunghi che si snodano a partire dai due personaggi, Franny e Zooey,  che finiscono per inglobare la storia di tutta la famiglia Glass. 
C'è qualcosa nel modo di scrivere di Salinger che non lo so, spesso mi fa dubitare che apparteniamo effettivamente alla stessa specie. Rileggere Salinger è come incontrare di nuovo un vecchio amico a cui sei veramente legato, ti sembra di ritrovare ogni volta un pezzetto di te. Tra l'altro è anche uno dei pochi autori ad avere uno stile inconfondibile, lo riconosceresti tra mille. 

Abbiamo Sempre vissuto nel castello - Shirley Jackson
Un'altra autrice che ho letto per la per la prima volta nel 2016 e di cui mi sono follemente innamorata è Shirley Jackson. Questo romanzo mi è piaciuto tantissimo per le sue atmosfere, per quella coltre di mistero, quel senso di risolto e irrisolto che ti lascia sempre sospeso nel dubbio. 
Mary Katherine ha diciotto anni e ci racconta della grande casa in cui vive con sua sorella Constance e il loro zio invalido Julian. Vivono recluse in una idilliaca felicità, fatta di piccoli riti quotidiani in cui non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia sono morti avvelenati sei anni prima, proprio al tavolo della sala da pranzo di quella casa. L'arrivo di un estraneo, loro cugino Charles, turberà la loro quieta routine e la storia prenderà una piega grottesca e decisamente misteriosa. 
Shirley Jackson ha l'incredibile capacità di creare una storia intrisa di mistero, dalle atmosfere conturbanti e soprattutto disturbanti, senza alzare la voce (come ci dice il caro buon vecchio King). Non ha bisogno di spiattellarti davanti cadaveri o scene splatter con spargimenti di sangue. No, riesce a catapultarti addosso tutta la bizzarria e il grottesco senza farti mai realmente capire che sei dentro a qualcosa di assolutamente strano e indecifrabile. 

La Strada - Cormac McCarthy
Questo 2016 mi ha regalato anche un primo romanzo di Cormac McCarthy. 
Un padre e un figlio percorrono una lunga strada asfaltata in direzione sud, per sfuggire a un'America desolata, devastata da una catastrofe che ha spazzato via gran parte degli essere viventi, riducendo quel brandello di umanità rimasta a condizioni primitive prive di qualsiasi comodità. 
E' un romanzo davvero molto particolare; la trama è semplicissima, ridotta all'essenziale, così come lo stile di McCarthy. La narrazione è scarna, priva di orpelli e ridotta all'essenziale, soprattutto per quanto riguarda i dialoghi (cosa che mi piace tantissimo). Allo stesso tempo però c'è un lirismo, una poesia incredibile insita nelle sue parole e soprattutto nelle sue descrizioni. In particolare c'è  un incredibile rispetto nei confronti della natura nel tratteggiare i paesaggi, le ambientazioni, gli elementi naturali che rendono tutto ancora più mistico, incomprensibile.

Rumore Bianco - Don DeLillo
E' un libro difficile, complicato ma soprattutto denso.
Di cosa parla Rumore Bianco?
De Lillo apre uno squarcio sulla società americana partendo da una famiglia normale, o quantomeno normale come lo possono essere tante. Jack, Babette, qualche ex moglie di Jack, figli avuti da diverse moglie, figli sparsi per il mondo. Una famiglia allargata decisamente americana. Non solo ce la racconta, ma la critica. 
Questo libro è un'aperta e deliberata critica alla società americana. Il culto delle star, le televendite di medicine miracolose, l'obesità, il consumismo, tutto filtrato attraverso un occhio critico, uno sguardo puntato sulla lavatrice sempre in movimento, sulla quantità di cibo, cereali e yogurt destinati al compattatore.  Persone che vagano nei supermercati come in trance. Elogio allo spreco.  Ma non solo. De Lillo fa di più, va oltre. Questo paraocchi costruito sul consumismo, sullo spreco altro non è che un palliativo, un giochetto mentale che ci creiamo da soli per non pensare. Per non toccare quella corda, quel tasto dolente insito in ognuno di noi. La morte.  Una morsa allo stomaco. Memento mori. Ricordati che devi morire. E DeLillo, stiamo tranquilli, ce lo ricorda. Il pensiero della morte è un piccolissimo insetto che ti si insinua sotto pelle e piano piano cresce. Non lo vedi, non è tangibile ma sai che c'è e ti ricorda costantemente che è tutto effimero, tutto sfugge al controllo, alla volontà. La morte è sorda eppure fa rumore. Un ronzio, un suono perpetuo. Bianco. White noise. Non si tratta della morte come fatto in sé, come crudo e naturale percorso della vita, come un ciclo che ha un inizio e inevitabilmente una fine. La paura della morte, questo è il fulcro.
Il pensiero costante che prima o poi devi morire.
Mi è tornato in mente quel detto latino 'Hodie mihi, cras tibi'. Letteralmente significa 'oggi a me domani a te'. In senso lato è applicabile per persone che dovranno passare per le stesse difficoltà nelle quali qualcuno attualmente si trova. In questo, caso nelle specifico, nello stato di paura costante. Vivere nel pensiero della morte.
L'uomo è un animale egoista e in punto di morte ancora di più. Si muore soli, nel modo più naturale e egoista possibile, con la nostra sofferenza, i nostri pensieri magari persino con i nostri rimorsi o i nostri rimpianti. Non c'è niente che ci può salvare, non c'è scienza che tenga con qualche teoria strampalata e all'avanguardia, non ci sono pillole miracolose o superstar immortali. Siamo tutti uguali di fronte alla morte, nudi spogli egoisti e soli. 

Ok, la top 10 è giunta al termine. Ovviamente non potevo non barare, infatti mi sono accorta di non aver citato nemmeno una graphic novel. Quindi, tra tutte le (bellissime) graphic novel che ho letto mi sento di inserire in questa lista  Kobane Calling di Zerocalcare. L'ho trovata di un'umanità e di un'umiltà pazzesca, qualità che rispetto e ammiro. Mi ha fatto ridere e mi ha fatto piangere, spesso contemporaneamente. E poi Zerocalcare se ama, punto.

Bene, il delirio da top 10 è terminato (gioia, gaudio e felicitazioni).

Spero sia un anno ricco di tante belle cose, tante belle persone e ovviamente tanti belle letture. 

Commenti

  1. Abbiamo sempre vissuto nel castello mi incuriosisce molto...
    Un bacio
    Bellissimo post!

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  2. Le ceneri di Angela è un capolavoro!

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  3. Quanti bei titoli, hai avuto un 2016 molto interessante per quanto riguarda le letture. Le ceneri di Angela è uno dei migliori libri che io abbia mai letto, rimarrà sempre nel mio cuore!

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  4. Mamma mia, in questa lista ci sono praticamente tutte cose che voglio leggere! In particolare Capote, la Jackson e Salinger di cui sono ferma a "Il giovane Holden". "Il buio oltre la siepe" è tra i migliori anche del mio anno, un libro a dir poco stupendo ed indimenticabile, mentre "Kobane calling" attende sullo scaffale da un po'. Un libro che ho spesso adocchiato senza dargli troppa importanza è "Le ceneri di Angela". Grazie per avermene fatto scoprire qualche dettaglio in più, sembra bello!

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    1. Sì, consigliato assolutamente. E' stato un anno pieno di belle letture :)

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  5. Ciao! che bella lista! Di quelli che hai nominato ho letto solo Shirley Jackson e Capote...Il buio oltre la siepe mi manca e prima o poi dovrò recuperarlo ^^

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  6. Ciao! Titoli davvero interessantissimi! Abbiamo un titolo in comune, fra l'altro. Anch'io ho inserito A sangue freddo nella mia Top Ten:)

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  7. Ciao! Quanti bei classici in questa top 10! Il mio preferito è "Il buio oltre la siepe".

    è la prima volta che passo dal tuo blog e ti faccio i miei complimenti: da oggi ti seguirò volentieri!
    Se vuoi passare a dare un'occhiata al mio sito, mi fa piacere!

    lanostrapassionenonmuore.blogspot.it

    A presto e buon 2017!

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  8. Wow, quanti bei titoli e spunti per me e le letture del mio 2017 *.* Abbiamo sempre vissuto nel castello ed Everyman sono i due che mi ispirano di più in assoluto :)

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  9. Tutti questi titoli sono già nella mia wishlist quindi sono contenta di vedere che abbiamo gli stessi gusti :) Ho appena comprato Abbiamo vissuto nel castello e non vedo l'ora di leggerlo, mi aspetto grandi cose :)

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  10. Di rumore bianco non ho sentito parlar benissimo, mentre di kobane calling ho sentito recensioni strabilianti! Non ho mai letto una graphic novel... Magari potrei iniziare con questa :)

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